Rilo Kiley - Under The Blacklight

A dir la verità a me piace il pop. E se devo dirla tutta, voci come quella di Jenny Lewis mi piacciono da morire. Questo è il quarto disco dei Rilo Kiley e sinceramente è un'ottimo lavoro, ha qualcosa che non è stato suonato invano, ha qualcosa che si lascia piacevolmente ricordare, qualcosa di bello, che sa di aria fresca la mattina, che sa di sole.
Da Silver Lining fino a Give A Little Love, passando per The Moneymaker, il primo singolo, tutto scorre con una fuidità disarmante, i Rilo Kiley ci sanno fare, ora più che mai. Under The Blacklight, è un album brillante, pieno di idee, deliziosamente suonato e strutturato, con quel retrogusto country che ci sta benissimo, con quei testi (vedi Smoke Detector) che sanno di sexy anni '70, con quella voce che scivola piano come un'auto sotto le luci di una grande città. Dopo i Postal Service e l'esperienza solista della Lewis, questo è forse un album che non mi aspettavo, e di cui davvero non posso che dire tutto il bene possibile.
E lo fareste anche voi. Se un giorno, comodi nella vostra auto starete ascoltando Under The Blacklight e vi troverete a muovere allegramente le dita sul volante allora forse mi capirete meglio.

Brani da ascoltare : Silver Lining, The Moneymaker, Under The Blacklight, Smoke Detector, The Angels Hung around

Una foto :


Sito Web : www.rilokiley.com

The Cult - Born Into This

Ian Astbury ha recentemente rivelato che il prossimo anno i Cult saranno una band di supporto. Dopo di loro ad ogni show dovrebbero suonare i Led Zeppelin.
Tralasciando tutto quello che potrei dire e non dire su una possibile continuativa reunion degli Zep, cosa che ormai sembra andare troppo di moda, posso con gioia affermare che dopo ben 6 anni i Cult hanno licenziato un gran bell'album. E mi dispiace ammetterlo, nonostante ami questa band, perchè in questo ultimo decennio avevano proprio perso ogni dignità. Vedere Ian Astbury giocare a fare il verso a Jim Morrison nella pagliacciata dei rinati Doors (anche loro!) era deprimente nonostante il timbro e l'immagine da maledetto ci fossero tutte. Born Into This è un album che suona benissimo, le linee di basso in Diamonds sono meravigliose e ciò è sintomatico del fatto che non sono solo Ian e Billy a contare qualcosa. Le prime quattro tracce scivolano via che è un piacere, rock, con una voce ritrovata e grintosa, con i riff di un tempo, tamarri? forse, ma quanto mai genuini. Holy Mountain è invece una ballata semplice semplice, uno spartiacque tra primo e secondo tempo, una riflessione triste, sincera, adorabile di un Astbury pensoso e labile.
Nella seconda parte ci sono altre tracce degne di nota, tra cui spicca una Tiger In The Sun maestosa e solenne. Infine SoundOf Destruction sigilla un disco degno della band che l'ha prodotto, proprio i Cult, quelli di Love Removal Machine, quelli di Love, quelli si sono ritrovati e che volano in alto e tra poco arriveranno a toccare un dirigibile. Con le dovute larghe distanze.

Un Testo :

Got a fist full of ice
Got a head full of speed

Got a fist full of ice
Got a head full of speed

I hear the sound of destruction

I smell a rose of seduction

Got a fist full of ice baby

Got a head full of speed

Just gimme what I want now

Just gimme what I need

I don't fear anyone
Stray dog fighting
haters run
I got lighting in my eye
I ain't no dirty suicide

I don't fear anyone

Stray dog fighting
haters run
I got lighting in my eye

I ain't no dirty suicide


Una Foto:

Sito Web : www.thecult.us

Nick Drake - Journey To the Stars

Probabilmente tutti sanno che Nick Drake era un poeta.
Nel breve periodo in cui egli visse però, in pochi sapevano chi fosse.
Dopo soli 3 dischi, Nick se ne andò, verso le stelle, forse nascosto tra gli alberi come un cantore di altri tempi, a soli 26 anni.
Le canzoni, o meglio, le poesie musicali vengono qui sviscerate, cogliendone ogni aspetto, da quello prettamente biografico a quello letterario e deduttivo. Così incontriamo Nick Drake al cospetto di Blake, Keats, Wordsworth, riconosciamo le sue vesti di poeta di un'epoca non sua, dilaniato tra il rifiuto della contemporaneità e il recupero di un'età romantica ormai perduta.
In questo mondo di reti infinite, di luoghi eterei ed elettrici c'è forse bisogno di qualcuno che ci mostri la via, il ritorno ad un posto sereno e libero, o che quanto meno possa esprimere per tutti l'idea malinconica del tempo, di un autunno che non passa mai,c'è bisogno di qualcuno che possa trasportarci in un viaggio verso le stelle.
Questo libro è un buon inizio...








Titolo : Journey to the Stars. I testi di Nick Drake
Autore: Paola De Angelis
Editore: Arcana 2007

British India - Guillotine

Corrono sulla linea rossa, i British India, australiani, una nuova band, fresca, energica, bravissima. In una comatosa scena musicale, di certo non servirà a nulla, ma Guillotine è un album che si lascia ascoltare, che trae le sue radici, a conti fatti, da un Inghilterra di 10 anni fa, in cui Blur, le prelibatezze guitar pop, e lo spirito dei sixties ancora erano in auge.
Declan Melia non sarà il nuovo Albarn, nè tantomeno un eroe, ma ha un carisma che già trasuda dalle tracce sul disco, pronto ad esplodere (forse) sulle solide assi di un palco.
Posso definirlo power pop? posso definirlo un grande disco? Difficile a dirsi. Se dovessi fare un paragone contemporaneo direi che questi British india sembrano i gemelli australiani dei nostri Montecristo...o viceversa. Chissà! Però quando ti trovi di fronte canzoni come Outside 109, Houseparty, Teenage Mother non puoi fare a meno di pensare che tutte le stronzate che dicono sul rock che non c'è più non sono poi tanto vere.
E fanculo ai Radiohead. Facciamo cose semplici.
Io sto coi British India.

Brani da ascoltare : Run The Red Light, Houseparty, Teenage Mother

Una foto :



Sito Web : http://www.myspace.com/britishindia