The Cult - The Cult

Altra recensione, questa è del 2006...i Cult con l'album omonimo...quello col caprone...tanto per intenderci...



Io credo che questo sia l’ultimo vero album dei Cult. Ad alcuni potrebbe fare schifo. A me no. Sarà perché ho sempre creduto alla buona fede di un mito come Ian Astbury, sarà perché la musica dei Cult è sempre stata così oscura, nascosta, decisamente fuori da ogni controllo che non ha mai smesso di coinvolgermi, ma posso dirlo : amo veramente questo disco. Real Grrrl…i’m lost in your shadow , la chitarra sinuosa di Duffy e la voce morrisoniana di Ian, sono le atmosfere più recondite dell’animo umano. Sacred Life è poi uno dei brani più belli mai scritti da Atsbury,un requiem per i miti scomparsi e trascinati dalle correnti nel fiume dell’arte: Abbie Hoffmann, River Phoenix, Kurt Cobain e Andrew Wood; la vena poetica è poi racchiusa in un verso come “hey, there sister, what is holy in your life? Hey there brother what is sacred in your life?...”. Uno di quei brani per i quali le lodi non possono mai essere abbastanza. La successiva Be Free riporta tutto a ritmi più sostenuti, è puro rock, con Billy a farla da padrone, power chords senza mai fermarsi, in piena libertà “like the birds and the bees…”. La bellezza di Universal You è invece nella poesia, nell’amore antico per ciò che è terreno, per la terra, per l’essenzialità della natura, per una religione “pagana” : “don’t you know i got a pagan heart? I love the Earth, i’m not a preacher!”. Saints Are Down è poi la conculsione più disillusa e malinconica per un disco emozionante, trascinante, poetico. L’ultimo (beyond good and evil non lo considero) disco di una band tanto intensa quanto sottovalutata. Resta il fatto che per me Ian Astbury è una divinità terrena.

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