Wallis Bird - Spoons

Nel caldo agosto 2007, è uscito il primo album di Wallis Bird. Lei ha 24 anni, ed è una bravissima cantautrice irlandese. La sua biografia racconta che ricevette la sua prima chitarra alla candida età di 6 mesi. Il problema è che pochi mesi dopo aver iniziato a strimpellare le prime note, un terribile incidente con una falciatrice le amputò tutte e 5 le dita della mano sinistra. 4 le vennero riattaccate e Wallis ricominiciò a suonare la chitarra con la destra. Eterna autodidatta, troppo pigra per imparare a scrivere la propria musica, la giovane irlandese ha lasciato disperse nel vento decine di canzoni, ma per fortuna è riuscita ad inciderne undici e a curarle a tal punto da poterle pubblicare. In questo disco è possibile trovare la folle eccentricità di Wallis, divisa tra piccole perle country, sincere ballad, canzoni folk, brani rock accumunati da una voce che può spaziare ovunque, in ogni direzione, suono, melodia.(e in questo mi ricorda un pò Rachael Yamagata).
Spoons è un album forse un pò confusionario, decisamente ingenuo, ma avvolto da un aurea di freschezza e sincerità che lo rende bello. Ascoltare ballad come You Are Mine a luci soffuse, è quanto di più magico ci possa essere in una sera d'inverno...davvero brava Wallis!

Brani da ascoltare : 6ft to 8, Blossoms In The Street, You Are Mine, Just Keep Going

Una foto :



Sito Web : www.wallisbird.com

Counting Crows - August And Everything After

Inizierei dicendo che questo disco è uno dei più belli degli anni '90. Affermazione grave. Affermazione rafforzata dal fatto che anche se magari qui li si conosce poco, i Counting Crows nel 1993 erano , in USA, almeno famosi quanto i Nirvana. E questo la dice lunga.
Fatto sta che da qualche mese è uscita una gran bella riedizione di questo album, tanto per ribadire che il tempo passa, eccome! Arricchito da demos e da elucubrazioni live, August And Everything After rimane un disco favoloso, in cui la band californiana mette l'anima e il cuore, un songwriting eccellente e una carica live del tutto inaspettata.
Sulla voce e sul carisma (di allora) di Adam Duritz non si può discutere, è sua la forza trascinante della band, suoi sono piccoli capolavori come Omaha, A Murder Of One, e la celeberrima Mr.Jones.
Dopo aver ascoltato un album come questo ti vien voglia di pretendere di ascoltarne altri, e invece i Counting Crows non sono riusciti a ripetersi, nemmeno con Recovering The Satellites, il secondo disco, e neppure in tempi un poco più recenti. E' un peccato, perchè canzoni come Round Here, o Time And Time Again erano e rimangono davvero deliziose. E' un peccato perchè un'edizione come questa, sviscera e riporta alla luce tutto quello che i Counting Crows erano capaci di fare ormai 15 anni fa. Se non altro, dopo l'ascolto possiamo dire a gran voce che non è stato tempo perso.

Brani da ascoltare : tutti.

Una foto
:


Sito Web : countingcrows.com

Goo Goo Dolls - Greatest Hits Vol.1 The Singles

Ma io dico, cosa c'è di più bello di essere e sentirsi tamarri almeno una volta ogni tanto?? :)

No perchè il disco qui accanto è una summa teologica della tamarraggine anni '90 e se non siete pronti, cambiate blog, girate pagina, cercate qualche altro disco, insomma, scappate finchè siete in tempo! Oppure vi sentite in pace con voi stessi, vi immaginate coi capelli lunghi biondi, con una canotta bianca, pieni di tatuaggi e collane d'oro, fisico da palestra, pronti a strappare i cuori , le lacrime, gli occhi (!!!) di migliaia di ragazzine, ecco allora siete nel "mood" giusto per iniziare a leggere.
Inizio col dire che i Goo Goo Dolls sono uno dei gruppi più importanti della mia adolescenza (lo so, è un'affermazione penosa), ma niente e nessuno potrà strapparmi dallo scaffale dischi come Dizzy Up The Girl, Gutterflower, Jed, questo perchè Iris, Black Baloon, Name, Slide, e roba come City of Angels, e soprattutto Dawson's Creek rimarranno per sempre nel mio cuore.
Dopo essermi sputtanato per bene, posso candidamente affermare che questo Greatest Hits è veramente SPACCACULO . Ci sono tutte, ma proprio tutte le migliori uscite singolistiche dei Goos, ed è difficile scegliere quale siano le migliori. Per la mia biografia forse Here Is Gone è il pezzo più importante, ma che dire di Iris?e come lasciare indietro Broadway, Better Days, Symphaty?
E io che una volta confondevo John Rzeznik con Bon Jovi!
A parte le facezie, ho sempre ritenuto questa band come eccezionale, non tanto per l'originalità o la tecnica quanto per il cuore che ha sempre messo nelle canzoni. Perchè è facile fare una canzone pop e lasciare che si dimentichi, ma è molto più complicato scrivere qualcosa di bello che non scompaia mai. E io mi immagino ancora tra 10-20 anni a canticchiare in macchina, magari il ritornello di Iris, e un sorriso mi tornerà sulle labbra. Padre di famiglia, stakanovista, o disoccupato, in quel momento sarò con la mia canottierina bianca e i miei capelli lunghi a cantare a squarciagola... and iiiii don't want the woooorld to seeee me.... e sarò tamarro e contento come un tempo.
Grazie Goo Goo Dolls, vi amo!

Canzoni da ascoltare : tutte!!

Una foto :
Quei bravi ragazzi dei Goo Goo Dolls...

Sito Web : www.googoodolls.com

The Fray - How To Save A Life

Che strano, ogni volta che parlo di 'sto disco coi miei amici e dico che son 2 anni che lo ascolto, tutti mi prendono in giro.
Beh, per chi non lo sapesse I Fray hanno licenziato quest'opera delziosa, delicata, diabetica nell'autunno del 2005. Non li conosceva nessuno. Non li cagava nessuno, che forse è ancora più esplicativo come termine. Poi è esplosa l'era delle serie tv, e da furbetti quali sono, i produttori, i registi, o chi ne fa le veci, hanno deciso (o si sono accorti) che How To Save A Life era una canzone carina, e che i Fray stessi erano così belli e dolci da poter davvero fare qualcosa. Così nel 2007 ci siamo trovati il tormentone primaverile, e senza chiederci da dove arrivasse lo abbiamo accolto a braccia aperte.
Questo perchè di una canzone ad alto tasso glicemico ce n'era proprio bisogno. (!?!?)
Isaac Slide sembra il cugino americano di Chris Martin (con le dovute distanze) e se si ascolta con attenzione l'album, l'unica cosa che viene da dire è "e dunque?"...Probabilmente la sensazione comune è quella di ascoltare un bravissimo mostro surrogato di Five For Fighting, Dave Mattews Band, Coldplay (ripeto, con le dovute distanze), Hootie And The Blowfish, Counting Crows, David Gray...e chi più ne ha, più ne metta!
Over My Head, l'arcinota How To Save A Life, Dead Wrong, la strappacuori Trust Me sono belle canzoni, ma credo che di certo pop rock ne abbiamo ormai abbastanza, soprattutto sono convinto che questa band ha qualcosa di davvero originale da poter dare. Nel 2008 uscirà il secondo disco, e allora vedremo se i Fray saranno riusciti a salvare la loro vita.

Canzoni da ascoltare : Over My Head, How To Save a Life, All At Once, Dead Wrong, Trust Me

Una Foto :
I The Fray al banco di prova...

Sito Web : www.thefray.net

Katie Melua - Pictures

Non so cosa ci sia di strano a suonare a 300 metri sott'acqua. Nè tantomeno so cosa si provi a scrivere un album come Piece By Piece. Katie Melua evidentemente ne è al corrente. Dopo due anni e una capatina nel mar di Norvegia, torna con questo piacevole disco che nulla aggiunge e nulla toglie alla sua carriera appena germogliata, ma che dipinge senza timore ogni piccolo istante in cui lo si ascolta.
Mentre scrivo queste righe Spellbound risuona attorno a me. Potrei addirittura farmi corrompere e lanciarmi in un volo più che pindarico di lodi per la dolce Katie. Ma non lo farò. Mi limiterò a dire che in questo album ci sono tante cose ben fatte, tanti spunti ottimamente conclusi, suoni ammalianti e generosamente zuccherosi, ma (è questo piccolo ma a complicare le cose!) è davvero tutto qui?No perchè ho la sensazione di spiccare il volo e poi non volo mai. E mi sembra di chiedere troppo. Perchè If The Light Go Out è così bella da far rivalutare tutto il disco e Mary Pickford è così dolce da far perdonare Katie per quel pizzico di sale che stavolta si è dimenticata in cucina. Al di là dei soliti confronti che si potrebbero fare con la compagna di pittura Norah Jones, stavolta la Melua rimane un pochino indietro, sarà la stanchezza o forse non riesco io a sentirla bene. Lei è così lontana, giù nel profondo del mare...

Canzoni da ascoltare : Spellbound, If The Lights Go Out, Mary Pickford

Una foto :

Sito Web : www.katiemelua.com

Led Books

Visto che nel post precedente ne ho parlato con il cuore in gola, quasi piangendo... (scherzo, non lo farei mai), metto qui a memoria futura i titoli di due libri secondo me bellissimi, diversi tra loro, ma ugualmente necessari per chi come me è cresciuto abbastanza dazed and confused da ascoltare gli Zep .

Il primo, è :
Il Martello degli Dei, di Stephen Davis edito da Arcana.
E' la madre di tutte le biografie degli Zeppelin. Un racconto mozzafiato delle vicende della band, dagli esordi allo scioglimento, dai New Yardbirds ai Nobs, a Bonham che muore decretando la fine di un'era. Le grupie di Page, gli eccessi di Plant e la quiete di Jonesy, qui viene raccontato tutto, lasciando spazio anche ad una figura come quella di Peter Grant, fondamentale per gli sviluppi della band. E poi sono tanti i personaggi che vengono introdotti, reali e poco conosciuti, come Roy Harper, folksinger inglese cui gli stessi Zeppelin dedicarono una canzone nel loro terzo album. Gli occultismi di Page, l'agricoltura di Bonzo, la famiglia di Plant, sono aspetti di una band che forse erano conosciuti solo dai fans più accaniti.
Stephen Davies compie un lavoro indispensabile per tutti gli amanti del gruppo e non solo. E' un libro che ti prende e che si fa leggere tutto d'un fiato e che a certi tratti sembra essere davvero un diario di viaggio di quella che è stata la più grande rock band di tutti i tempi.

Il secondo libro invece è un romanzo:
Io Suzy e i Led Zeppelin, di Martin Millar, edito da Baldini Castoldi Dalai.
E' una storia d'amore adolescenziale. E' la storia di un gruppo di amici, di qualcuno che si innamora di Suzy che però amava Zed e che lo tradì con il miglior amico del suo spasimante. E' la storia di ragazzini che giocavano a combattere le orde del male aiutati dagli Zeppelin, dalla loro musica, dai loro dischi. Suzy era la ragazza più carina della scuola, e lì a Glasgow sarebbero arrivati a suonare i Led Zeppelin. Un concerto dimenticato, di cui non parlerà nessuno, di cui pochi si ricorderanno, che però cambiò per sempre la vita di chi era presente.
Millar ha raccontato una storia bellissima, fatta di musica e poesia, narrata con le parole e con gli occhi dell'adolescenza.
Questo romanzo non è una pietra miliare ma nasconde tra le pagine una certa anima invisibile da chi non ha amato e sentito sue le note di Communication Breakdown, o di Stairway To Heaven da ragazzino.
La mia adolescenza è in un certo senso raccontata qui e forse anche quella di tanti altri. Ne sono più che sicuro.

Led Zeppelin Reunited


Se mi chiedessero quale band volessi vedere dal vivo almeno una volta nella vita, risponderei LED ZEPPELIN. E lo direi a discapito di tante altre.
Questo perchè forse mi sembrano così lontani, mi sembra una possibilità così remota che alla fine mi riserverei ben altre scelte più concrete. Beh, gli Zeppelin, gli dei del rock, il dirigibile della mia cultura musicale, che ha fatto volare in alto il cuore e la testa di milioni di persone, di giovani, di generazioni più o meno perdute.
Gli Zeppelin e i loro capelli, le loro mosse, i loro vestiti, Cristo io vorrei tornare indietro di 30 anni!
E poi qui, in questo mondo di petrolio e derivati, una sera dell'anno 2007 d.C. nei cieli londinesi si sente di nuovo il frastuono, il rumore di una tempesta lontana, che si avvicina piano piano...un martello che batte sul ferro ancora caldo. Page , Plant, Jones.
E da Londra al mondo è riecheggiato di nuovo il rotolare di un macigno, gli accordi gravi e magistrali di un Pagey canuto, l'emblema immortale del rock.
I Led Zeppelin, oggi sanno ancora di jeans strappati e magliette troppo strette, e fanno piangere con gli arpeggi iniziali di una Stairway To Heaven sui cui tutti abbiamo lasciato un paio di dita sulle corde.
E certe volte viene da dire che le reunion sono necessarie. Se non altro per far capire quello che ha provato la generazione precedente, per far provare con altra forma e sostanza, quello che c'era nell'aria a Knebworth e alla Royal Albert Hall. è una cosa bellissima.
Però poi dopo il concerto esci e incontri un gruppo di giovani coi vestiti larghi, fai altri passi e incontri ragazzi con le unghie pitturate e il cappellino.
E ti senti male.
Di certo tutti avremmo bisogno di una scala per il paradiso...

U2 - The Joshua Tree

Essenzialmente gli u2 sono la mia vita.
Praticamente non li ascolto da mesi.
Cronologicamente poco più di 20 anni fa usciva The Joshua Tree.
Per me che all'epoca godevo dei miei cinque anni, quel disco non ha rappresentato nulla. Almeno finchè non ho iniziato a sdraiarmi sul tappeto e ad infilarmi le cuffie dello stereo di papà ascoltando le cassette che mi prestavano gli amici.
E per me il 1987 è arrivato con sei anni di ritardo.
Per me i primi 70 secondi di Where The Streets Have No Name sono l'entrata in un mondo meraviglioso, splendido quanto misterioso. perchè quella copertina in bianco e nero, il deserto sullo sfondo, quegli sguardi silenziosi, mi hanno sempre fatto pensare a qualcosa di lontano, di eterno e immaginifico, di estremamente illogico.
Joshua Tree venti anni dopo (o quattordici per la mia vita). Che dire?
Che è stato superato? Che è figlio del suo tempo? Che non è servito a niente?
Joshua Tree è stato il disco degli U2 e l'America, un disco fatto di luoghi e di suoni che prima non c'erano, è figlio di uno spazio e di un luogo, di un momento preciso, è la vetta di un percorso, quello degli anni 80, che doveva essere raggiunta dati i mezzi e le premesse.
Joshua Tree tutto quello che la band di Dublino non può lasciarsi alle spalle, l'unico bagaglio che è costretta a portare con se, e purtroppo il secondo termine di paragone (così dice il mondo) per la sua intera carriera. Questo disco non ha inventato nulla. Questo disco è una sintesi di tutto quello che gli U2 avevano fino ad allora macinato, ascoltato, tentato. Achtung Baby sarà totalmente differente, sarà un salto verso il futuro, sarà una nuova luce, ma qui è diverso : è l'ultimo disco dei vecchi U2 e probabilmente sigillo della vecchia generazione del rock, della società, del mondo.
Venti anni sono tanti, ma quanto è scolorita With Or Without You? quanto Running To Stand Still? quante Bullet The Blue Sky abbiamo ascoltato da allora? Quanto davvero sono lontani quei quattro giovani sulla copertina...
Oggi Joshua Tree è tornato a nuova vita, ci sono voluti due decenni per farlo germogliare di nuovo e lasciarci ascoltare tracce finora nascoste, edite saltuariamente o del tutto ignote.
Wave Of Sorrow è meravigliosa. Non serve aggiungere altro. è probabilmente lo spirito vero di un disco dominato da un'aurea di bellezza misteriosa e seducente. Wave Of Sorrow è poesia,
...Souls bent over without a breeze Blankets on burning trees I am sick without disease Nobility on it's knees...
Si fanno tante edizioni di opere letterarie. Se ne fanno tante. Si cerca criticamente di spiegare la grandezza di qualcosa che è stato scritto secoli prima. A volte l'opera si realizza, altre fallisce miseramente. Si tratta di ricostruire filologicamente tutto quello che circonda un grande testo e anche tutto quello che vi è all'interno.
La nuova edizione di Joshua Tree, curata, riveduta, ampliata da materiale inedito, fotografie, video è davvero l'opera più completa che si potesse ottenere, non tanto per il rigore e gli intenti con cui è stata progettata, quanto per il sapore di stagionato e delizioso che ti lascia in bocca. Lasciarsi andare e sognare sugli arpeggi iniziali di Running To Stand Still è come bere un bicchiere di buon vino d'annata.
Questo, quattordici anni fa, non lo potevo fare.

Canzoni da ascoltare : tutte

Un Testo
:

Heat haze rising
On hell's own hill

You wake up this morning
It took an act of will
You walk through the night
To get here today
To bring your children
To give them away

Oh... oh this cruel sun
Is daylight never done
Cruelty just begun
To make a shadow of everyone

And if the rain came
And if the rain came

Souls bent over without a breeze
Blankets on burning trees
I am sick without disease
Nobility on it's knees

And if the rain came
And if the rain came... now
Would it wash us all away
On a wave of sorrow
Wave
On a wave of sorrow

Where now the holy cities?
Where the ancient holy scrolls?
Where now Emperor Menelek?
And the Queen of Sheba's gold

You're my bride, you wear her crown
And on your finger precious stones
As every good thing now been sold

Son, of shepherd boy, now king
What wisdom can you bring?
What lyric would you sing?
Where is the music of the Seraphim?

And if the rain came
And if the rain came... now
Would it wash us all away
On a wave of sorrow
Wave
A wave of sorrow
Wave.

Blessed are the meek who scratch in the dirt
For they shall inherit what's left of the earth
Blessed are the kings who've left their thrones
They are buried in this valley of dry bones

Blessed all of you with an empty heart
For you got nothing from which you cannot part
Blessed is the ego
It's all we got this hour

Blessed is the voice that speaks truth to power
Blessed is the sex worker who sold her body tonight
She used what she got
To save her children's life

Blessed are you, the deaf cannot hear a scream
Blessed are the stupid who can dream
Blessed are the tin canned cardboard slums
Blessed is the spirit that overcomesCanciones de U2

Una foto :

(U2 nel Mojave Desert, 1987, foto di Anton Corbjin)

Sito Web : www.u2.com

Rilo Kiley - Under The Blacklight

A dir la verità a me piace il pop. E se devo dirla tutta, voci come quella di Jenny Lewis mi piacciono da morire. Questo è il quarto disco dei Rilo Kiley e sinceramente è un'ottimo lavoro, ha qualcosa che non è stato suonato invano, ha qualcosa che si lascia piacevolmente ricordare, qualcosa di bello, che sa di aria fresca la mattina, che sa di sole.
Da Silver Lining fino a Give A Little Love, passando per The Moneymaker, il primo singolo, tutto scorre con una fuidità disarmante, i Rilo Kiley ci sanno fare, ora più che mai. Under The Blacklight, è un album brillante, pieno di idee, deliziosamente suonato e strutturato, con quel retrogusto country che ci sta benissimo, con quei testi (vedi Smoke Detector) che sanno di sexy anni '70, con quella voce che scivola piano come un'auto sotto le luci di una grande città. Dopo i Postal Service e l'esperienza solista della Lewis, questo è forse un album che non mi aspettavo, e di cui davvero non posso che dire tutto il bene possibile.
E lo fareste anche voi. Se un giorno, comodi nella vostra auto starete ascoltando Under The Blacklight e vi troverete a muovere allegramente le dita sul volante allora forse mi capirete meglio.

Brani da ascoltare : Silver Lining, The Moneymaker, Under The Blacklight, Smoke Detector, The Angels Hung around

Una foto :


Sito Web : www.rilokiley.com

The Cult - Born Into This

Ian Astbury ha recentemente rivelato che il prossimo anno i Cult saranno una band di supporto. Dopo di loro ad ogni show dovrebbero suonare i Led Zeppelin.
Tralasciando tutto quello che potrei dire e non dire su una possibile continuativa reunion degli Zep, cosa che ormai sembra andare troppo di moda, posso con gioia affermare che dopo ben 6 anni i Cult hanno licenziato un gran bell'album. E mi dispiace ammetterlo, nonostante ami questa band, perchè in questo ultimo decennio avevano proprio perso ogni dignità. Vedere Ian Astbury giocare a fare il verso a Jim Morrison nella pagliacciata dei rinati Doors (anche loro!) era deprimente nonostante il timbro e l'immagine da maledetto ci fossero tutte. Born Into This è un album che suona benissimo, le linee di basso in Diamonds sono meravigliose e ciò è sintomatico del fatto che non sono solo Ian e Billy a contare qualcosa. Le prime quattro tracce scivolano via che è un piacere, rock, con una voce ritrovata e grintosa, con i riff di un tempo, tamarri? forse, ma quanto mai genuini. Holy Mountain è invece una ballata semplice semplice, uno spartiacque tra primo e secondo tempo, una riflessione triste, sincera, adorabile di un Astbury pensoso e labile.
Nella seconda parte ci sono altre tracce degne di nota, tra cui spicca una Tiger In The Sun maestosa e solenne. Infine SoundOf Destruction sigilla un disco degno della band che l'ha prodotto, proprio i Cult, quelli di Love Removal Machine, quelli di Love, quelli si sono ritrovati e che volano in alto e tra poco arriveranno a toccare un dirigibile. Con le dovute larghe distanze.

Un Testo :

Got a fist full of ice
Got a head full of speed

Got a fist full of ice
Got a head full of speed

I hear the sound of destruction

I smell a rose of seduction

Got a fist full of ice baby

Got a head full of speed

Just gimme what I want now

Just gimme what I need

I don't fear anyone
Stray dog fighting
haters run
I got lighting in my eye
I ain't no dirty suicide

I don't fear anyone

Stray dog fighting
haters run
I got lighting in my eye

I ain't no dirty suicide


Una Foto:

Sito Web : www.thecult.us

Nick Drake - Journey To the Stars

Probabilmente tutti sanno che Nick Drake era un poeta.
Nel breve periodo in cui egli visse però, in pochi sapevano chi fosse.
Dopo soli 3 dischi, Nick se ne andò, verso le stelle, forse nascosto tra gli alberi come un cantore di altri tempi, a soli 26 anni.
Le canzoni, o meglio, le poesie musicali vengono qui sviscerate, cogliendone ogni aspetto, da quello prettamente biografico a quello letterario e deduttivo. Così incontriamo Nick Drake al cospetto di Blake, Keats, Wordsworth, riconosciamo le sue vesti di poeta di un'epoca non sua, dilaniato tra il rifiuto della contemporaneità e il recupero di un'età romantica ormai perduta.
In questo mondo di reti infinite, di luoghi eterei ed elettrici c'è forse bisogno di qualcuno che ci mostri la via, il ritorno ad un posto sereno e libero, o che quanto meno possa esprimere per tutti l'idea malinconica del tempo, di un autunno che non passa mai,c'è bisogno di qualcuno che possa trasportarci in un viaggio verso le stelle.
Questo libro è un buon inizio...








Titolo : Journey to the Stars. I testi di Nick Drake
Autore: Paola De Angelis
Editore: Arcana 2007

British India - Guillotine

Corrono sulla linea rossa, i British India, australiani, una nuova band, fresca, energica, bravissima. In una comatosa scena musicale, di certo non servirà a nulla, ma Guillotine è un album che si lascia ascoltare, che trae le sue radici, a conti fatti, da un Inghilterra di 10 anni fa, in cui Blur, le prelibatezze guitar pop, e lo spirito dei sixties ancora erano in auge.
Declan Melia non sarà il nuovo Albarn, nè tantomeno un eroe, ma ha un carisma che già trasuda dalle tracce sul disco, pronto ad esplodere (forse) sulle solide assi di un palco.
Posso definirlo power pop? posso definirlo un grande disco? Difficile a dirsi. Se dovessi fare un paragone contemporaneo direi che questi British india sembrano i gemelli australiani dei nostri Montecristo...o viceversa. Chissà! Però quando ti trovi di fronte canzoni come Outside 109, Houseparty, Teenage Mother non puoi fare a meno di pensare che tutte le stronzate che dicono sul rock che non c'è più non sono poi tanto vere.
E fanculo ai Radiohead. Facciamo cose semplici.
Io sto coi British India.

Brani da ascoltare : Run The Red Light, Houseparty, Teenage Mother

Una foto :



Sito Web : http://www.myspace.com/britishindia

Eddie Vedder - Into The Wild

Proprio ieri parlavo di voci. Di belle voci. A volte ce ne sono alcune che invecchiando diventano ancora più speciali. O come un vino d'annata prendono un sapore buono, forte, deciso. Eddie Vedder è stata una delle voci più significative della mia generazione, Cobain permettendo, e questo suo primo episodio solista altro non fa che confermarla come tale. Non si tratta di un esercizio di stile, nemmeno di un'opera di mero mecenatismo musical-cinematografico, quanto di una bella prova di idee appuntate su 6 corde e chiuse in una valigia da viaggio che Kerouac descriverebbe impolverata su una strada deserta e assolata. La sabbia e l'asfalto, un viaggio, l'idea di libertà, di fuga che avvolge e disegna l'intero album non tradisce affatto la vena artistica quanto mai genuina di Eddie.
E che questo non sia un album dei Pearl Jam è chiaro.
Ma canzoni come Far Behind, Rise (suonata con l'adorato ukulele), e Setting Forth altro non sono che la dimostrazione di quanto sia importante Vedder nella band di Seattle.
Into The Wild è una colonna sonora che vale molto di più della sua stessa denominazione ma un pò meno di un album, e che nonostante l'eccessiva sintesi si dimostra in se compiuta.
Per chi è debitore e fedele alla magia della voce di Eddie, questo capitolo della sua storia di certo non può che incuriosire e forse un pò anche stupire.

Brani da ascoltare : Setting Forth, Far Behind, Society

Un Testo :

It's a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed

You think you have to want
more than you need
until you have it all you won't be free

society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely without me

When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed

I think I need to find a bigger place
'cos when you have more than you think
you need more space

society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you're not lonely without me

there's those thinking more or less less is more
but if less is more how you're keeping score?
Means for every point you make
your level drops
kinda like its starting from the top
you can't do that...

society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you're not lonely without me

society, have mercy on me
I hope you're not angry if I disagree
society, crazy and deep
I hope you're not lonely without me

Jonah Matranga - And

Il primo disco che comparirà in questo blog, storicamente, cronologicamente, dettagliatamente il primo è destinato ad essere "And" di Jonah Matranga. Questo perchè al momento "And" è l'album che meglio racconta tutto quello che mi accade attorno. Tale che se dovessi scegliere una colonna sonora per ogni mio giorno di questo autunno sarebbe un repeat di 10 canzoni, intenso, caldo, estremamente intimo. Dai Far ai New End Original, fino ai Gratitude, la voce di Jonah rimane una delle più belle che abbia mai ascoltato nella mia vita, una di quelle che lasciano il segno e non si fanno dimenticare. Ogni traccia è una descrizione sonora di paesaggi emozionali, di colori, sensazioni, sguardi sognanti persi nel vuoto. Adolescenziale? Sì, forse è così. Favole romantiche, storie di errori, amori e paure. Perchè ai sentimenti non ci possiamo sottrarre, e forse un uomo con la chitarra può cantare per molti e per me, mentre le foglie di questo strano autunno continuano a cadere, lente...

Brani da ascoltare : I Want You To Be My Witness, Every Mistake, Lost Then Found


Un testo :


Love, love, love, lover come back to me.
Don't be sad, sad, sad and scared of love.
The way you react to me is from the past, past, past.
And that just isn't me.
That was someone else back then.
Wouldn't you rather be my friend and kiss and maybe get married.

Ok, I'm afraid of that there is no doubt.
But I don't want to be scared of you finding me out.
I don't just want you around while I go through this.
I just want you to be mine again.

Place in time measuring miles and years
Is such a waste, waste, waste because you could be here in my arms.
This could be all our days.
No better reason to move away.
No better reason to be alive.

Ok, I'm afraid of that there is no doubt.
But I don't want to be scared of you finding me out.
I don't just want you around while I go through this.
All I want is for you to be mine again.
Oh, I want you to be mine again.

Ok, I'm afraid of that there is no doubt.
But I don't want to be scared of you finding me out.
I don't just want you around while I go through this.
All I want you to be..
Ok, I'm afraid of that there is no doubt.
But I don't want to be scared of you finding me out.
I don't just want you around while I go through this.
Oh, I want you to be my witness.

Sito Web : www.jonahmatranga.com

Intro

Inizio a scrivere in questo nuovo blog alle 3 di notte.
Ho ancora un sacco di cose da mettere a posto...il template, forse...tutte quante le immagini, sicuramente...
Ho deciso di prendere in mano un nuovo blog perchè il vecchio ha perso la propria identità; qui parlerò solo di musica, solo di dischi, vecchi, nuovi, futuri, immaginari, miei e non solo.
Con tutte le buone intenzioni di non dimenticarmi mai di scrivere appunti, recensioni, pensieri, mi auguro con tutto il cuore che queste pagine servano almeno a qualcosa. Come d'altronde tutta la musica che mi circonda non è mai stata scritta nè ascoltata invano...