Led Books

Visto che nel post precedente ne ho parlato con il cuore in gola, quasi piangendo... (scherzo, non lo farei mai), metto qui a memoria futura i titoli di due libri secondo me bellissimi, diversi tra loro, ma ugualmente necessari per chi come me è cresciuto abbastanza dazed and confused da ascoltare gli Zep .

Il primo, è :
Il Martello degli Dei, di Stephen Davis edito da Arcana.
E' la madre di tutte le biografie degli Zeppelin. Un racconto mozzafiato delle vicende della band, dagli esordi allo scioglimento, dai New Yardbirds ai Nobs, a Bonham che muore decretando la fine di un'era. Le grupie di Page, gli eccessi di Plant e la quiete di Jonesy, qui viene raccontato tutto, lasciando spazio anche ad una figura come quella di Peter Grant, fondamentale per gli sviluppi della band. E poi sono tanti i personaggi che vengono introdotti, reali e poco conosciuti, come Roy Harper, folksinger inglese cui gli stessi Zeppelin dedicarono una canzone nel loro terzo album. Gli occultismi di Page, l'agricoltura di Bonzo, la famiglia di Plant, sono aspetti di una band che forse erano conosciuti solo dai fans più accaniti.
Stephen Davies compie un lavoro indispensabile per tutti gli amanti del gruppo e non solo. E' un libro che ti prende e che si fa leggere tutto d'un fiato e che a certi tratti sembra essere davvero un diario di viaggio di quella che è stata la più grande rock band di tutti i tempi.

Il secondo libro invece è un romanzo:
Io Suzy e i Led Zeppelin, di Martin Millar, edito da Baldini Castoldi Dalai.
E' una storia d'amore adolescenziale. E' la storia di un gruppo di amici, di qualcuno che si innamora di Suzy che però amava Zed e che lo tradì con il miglior amico del suo spasimante. E' la storia di ragazzini che giocavano a combattere le orde del male aiutati dagli Zeppelin, dalla loro musica, dai loro dischi. Suzy era la ragazza più carina della scuola, e lì a Glasgow sarebbero arrivati a suonare i Led Zeppelin. Un concerto dimenticato, di cui non parlerà nessuno, di cui pochi si ricorderanno, che però cambiò per sempre la vita di chi era presente.
Millar ha raccontato una storia bellissima, fatta di musica e poesia, narrata con le parole e con gli occhi dell'adolescenza.
Questo romanzo non è una pietra miliare ma nasconde tra le pagine una certa anima invisibile da chi non ha amato e sentito sue le note di Communication Breakdown, o di Stairway To Heaven da ragazzino.
La mia adolescenza è in un certo senso raccontata qui e forse anche quella di tanti altri. Ne sono più che sicuro.

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